Era il millenovecentosessantasei e sentivo qualche compagno di scuola parlarne. Erano gli iscritti alla Giovane Italia (di stampo fascista) oppure i simpatizzanti dell’Msi che portava quel simbolo -la fiamma tricolore- ancora presente oggi, purtroppo sui vessilli di un partito politico.
Si preparavano, ad imitazione del maggio francese che si sarebbe acceso due anni più tardi, gli anni della contestazione studentesca (chiaramente di sinistra). Per quei motivi imperscrutabili che conducono il nostro modo di pensare alle convinzioni, trovavo intollerante l’atteggiamento rigido, machista, militaresco di quei coetanei “di destra” che talvolta -più tardi- sfociò in piccole tragedie personali.
L’argomento più ricorrente era già allora, appunto, il presidenzialismo.
Cosa significava allora, e significa ancora adesso, quella visione, ce lo dice l’Enciclopedia Treccani, immagino esente da critiche faziose.
Da https://www.treccani.it/enciclopedia/presidenzialismo/
…la tendenza a una gestione egemonica e autoritaria del potere da parte del presidente di una Repubblica, come conseguenza dell’eccessiva concentrazione di poteri nella sua persona. Anche, l’atteggiamento di chi è favorevole alla costituzione di una Repubblica presidenziale.
La forma di governo presidenziale è caratterizzata, nel quadro di una rigida separazione dei poteri, da un esecutivo affidato a un presidente della Repubblica che è espresso direttamente dal corpo elettorale, dura in carica per un periodo di tempo predeterminato, non è soggetto a un rapporto di fiducia con il Parlamento, non ha il potere di scioglierlo ed è a capo dell’apparato burocratico e militare: espressione tipica di questa forma di governo sono gli USA.
Il punto è quella rigida separazione dei poteri che costituisce un requisito necessario, mentre scorrendo un sito certamente, anche questo non fazioso:
…sono in molti a ritenere che dietro il tema tecnico, ormai statisticamente marginale, di permettere o non permettere a Pm e giudici di passare da una funzione all’altra e quanto, si nasconda in realtà l’intento politico di cominciare da qui per assoggettare progressivamente l’ufficio del Pm all’esecutivo, col risultato che a quel punto sarebbero i Governi a decidere di volta in volta (a seconda del colore e del consenso) quali cassetti un Pm può aprire e quali no. Ma in questo caso il rischio è che un cittadino, uguale agli altri davanti alla legge secondo l’articolo 3 della Costituzione, possa diventare un po’ meno uguale e che il divario tra potenti e comuni cittadini si stringa o si allarghi, a seconda che il Governo di turno decida che i cassetti del potere possano essere aperti o debbano restare chiusi.
Il mio punto di vista da cittadino che cerca di informarsi nella sua pur modestissima competenza politica, non è cambiato da quegli anni sessanta.
Presidenzialismo significa credere in una persona eletta a rappresentante di tutti noi invece che in idee guida che regolino la nostra coesistenza. Ma le persone: pensate all’ondivago Renzi, all’impropriamente santificato Berlusconi, a Stalin o a Mussolini o al re d’Italia… sono persone, soggette alla propria personalità, all’inconsistenza, all’incoerenza oppure persino alla violenza.
Disapprovo il concetto stesso di elezione di un politico a mio rappresentante presidente del Paese.
Se avessimo chiesto ad uno degli uomini politici migliori che abbiamo conosciuto, Sandro Pertini, se avesse voluto ricoprire quella carica, ci avrebbe risposto certamente, ne sono convinto, di no.
D’altra parte sostenere una persona (seppure rappresentativa di idee) invece che le stesse idee, si presta, in un Paese di tifoserie come il nostro, ad una pericolosa mistificazione, ad un appello “alla pancia” dei cittadini invece che alla Ragione. Ed è probabilmente ciò a cui mirano i proponenti questo sistema governativo.
Beh, ho voluto illustrare con parole semplici dove siamo diretti, se non ci diamo… una mossa!