"Liberté, Égalité, Fraternité"

    Da tanto lontano nel tempo


Sono convinto che la società umana, seppure quella più evoluta per civiltà e cultura, attenda sempre un certo tempo per l’assimilazione delle conquiste della conoscenza. Qualche volta troppo, come mi è capitato di osservare a proposito di certezze ormai storiche: penso alla relatività del moto, enunciata più di cinquecento anni fa da Galileo.

Tralasciando una visione divina dell’universo -ciò che viene chiamato “la creazione” e relegandola al campo delle superstizioni, dei miti fuorvianti e della credulità- la consapevolezza scientifica dello sviluppo deterministico di tutto ciò che accade su quella punta di spillo che è il globo terrestre, dovrebbe guidare le nostre riflessioni. Se non indirizzate a scopi funzionali, almeno come premessa per lo sviluppo di concetti come eguaglianza, giustizia e inclusività, nella società umana, che abbiano una convincente base razionale.

Sfuggire ad una rilassata accettazione della condizione del nostro essere significa attribuire a ciascuno di noi una specialità, un “quid” dicevano i classici, che inevitabilmente porta a un piano superiore della realtà: ad un trascendente che non esiste.

Il seguito di queste riflessioni che mi propongo di sottoporre ad una non distratta attenzione prende spunto da questi presupposti, rifiutati i quali è inutile proseguire in una infeconda lettura.

Una concezione deterministica dell’esistenza presenta due grosso difetti: in primo luogo è molto pesante da comprendere ed accettare, in secondo mette in crisi il concetto di merito. Ma c’è un aspetto critico che poi costituisce il nodo centrale del ragionamento e riguarda il concetto di eguaglianza.

Rimando, temporaneamente, al patrimonio di idee proposto da Wikipedia: sono sul primo link proposto da Google cercando, appunto, Liberté, Égalité, Fraternité

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